martedì 7 maggio 2013

Mamani

Ho saputo fin dal ritorno dal primo seminario di Mamani, autore del libro "La profezia della curandera", che questo secondo ciclo di massaggi avrebbe lavorato sui disturbi alimentari.

Ingenuamente speravo che da lì ne sarei uscita "sana", esattamente com'era successo per le sigarette.

Sono invece tornata in questa Valle con una sensazione di vuoto crescente man mano che mi allontanavo dal centro d'Ompio e che mi avvicinavo a casa.
Dopo giorni di calore, di abbracci, di coccole, di massaggi, di bagni di luna, di condivisioni e di risate stavo per ritrovarmi nuovamente sola.

Ho iniziato a mangiare appena arrivata a casa ed ho continuato a farlo fino alla sera seguente, ininterrottamente, fatta eccezione per le poche ore di sonno, per i tempi necessari alla compensazione e agli spostamenti logistici legati alle bambine.

"Certo che hai una bella fame!"- mi ha detto Quo mentre finivo tutti i loro avanzi di cena.

Mi sono guardata divorare di tutto e di più mentre la rabbia per il non sapermi controllare e la paura nel non vedere una fine in tutto ciò, piano piano salivano dentro.

Ho pensato ingenuamente in questi anni che uscire dalla bulimia sarebbe stato facile...bastava dirlo e tempo qualche giorno di costanza tutto sarebbe passato e ritornato alla normalità.

Non è così.
Persino ora che tutto è molto chiaro e che la mia consapevolezza ha raggiunto il suo vertice il cervello emozionale sta inviando quel messaggio "Non senti? Hai fame, mangia qualcosa..."

Non è mai un ordine.
Appare sempre  come un invito cortese, gentile, cordiale...
Quel "qualcosa" però, ad un certo punto, apre una voragine che pare non finire più.

E' venerdì sera.
Torniamo a casa alle 20 passate e io sono stanca e incattivita.
Quando finalmente metto a dormire le bambine ormai ho già "vomitato" su di loro parte di quella rabbia che ho riversato su di me nel corso della giornata.
Uscendo dalla loro stanza incrocio lo sguardo di Quo.

Arrivata in camera mia accendo il cellulare e collegatami con "Zold" dico solo:
"Ne voglio uscire. Dimmi come si fa"

Mi sono osservata ad un certo punto.
E ascoltandomi ho rivisto mio papà che tornava a casa ubriaco e che, andando su tutte le furie, usava la cinghia per scaricare il suo disagio.
Ho risentito le parole di Zold, ex bulimica con un figlio uscito da solo dalla tossicodipendenza. 
"Ciles mi diceva delle cose tremende, allora pensavo che a parlare non era lui, ma quella roba che aveva in corpo."
Mi viene in mente Mamani che costantemente, giorno dopo giorno, seminario dopo seminario, ripete:
 
 "Abbiamo il potere enorme di riuscire ad ottenere esattamente ciò che vogliamo, ma perchè ciò avvenga bisogna impegnarsi, lavorare...
Ci vuole disciplina."


Improvvisamente mi rendo conto che sono proprio come loro: l'unica differenza è che io al posto della cinghia uso la lingua e che per "farmi" non ho bisogno nè di siringhe nè di spacciatori.

Ad un certo punto lo so: alcolizzati, tossicodipendenti, bulimici...siamo tutti drogati, semplicemente ognuno a modo suo.

"Ne voglio uscire, dimmi come si fa"- Le chiedo tra le lacrime mentre dentro di me tutto ciò che fino ad un secondo prima anelava alla morte ritorna sulla superficie e annaspando urla con tutte le sue forze:

"Voglio vivere!!"

Sabato pomeriggio siamo andate in cascina da un'amica a festeggiare la festa di Beltane, una festa Celtica posta a metà tra il solstizio di primavera e quello estivo. Il suo giorno esatto è il 5 maggio.
 
Lì, accanto al fuoco del falò, aiutata dalle bimbe e da tutti i partecipanti,abbiamo gettato i biglietti da visita di paneburroezucchero, la mia attività.
Nel guardarli bruciare ho rivissuto tutta la fatica di questi anni, la costrizione nello stare a casa nelle giornate di sole, l'isolamento perpetuato, le levatacce all'alba per preparare cattering e banchetti.
Piangendo ho scaricato quei pesi, rivedendo come in un film il crescendo di questo disagio emotivo dal quale sto finalmente uscendo.

La mia bulimia è iniziata da lì?
Non credo, ma ad essa è fortemente legata.

Il mattino dopo scrivendo a "Qua e là" gli ho detto che mi prendo una pausa di riflessione.

Maggio sarà un mese di lavoro profondo, di pulizia interiore.
Tutto ciò che non è utile, leggero o divertente verrà eliminato.
Tutto ciò che mi allontana da quella che sento essere la mia strada verrà accantonato.



 "Se hai il naso attaccato ad un albero e ti chiedono di descriverlo devi per forza fare due passi indietro per vederlo" 
 
dice Claudia Rainville fondatrice della metamedicina.

Mi sono resa conto solo ieri che anche lui non volendolo, ha contribuito alla mia "discesa negli inferi."
Ho sentito la rabbia che saliva mentre lo giudicavo.
Poi mi sono chiesta:

"Chi gli ha dato il permesso?" 

Stufa di sentirmi criticare per la mia magrezza ho accettato di indossare un vestito che non era mio sforzarmi di mangiare di più anche quando non avevo fame o voglia.
Sentendomi appesantita ho perpetuato digiuni e abbuffate nel tentativo di ritrovare quel corpo agile e snello che mi faceva stare bene e che sentivo non appartenermi più.

Non so che cosa ne sarà di noi, ma so che adesso frequentarlo sarebbe deleterio.
In fondo nessuno va a cena da uno spacciatore se sta smettendo di drogarsi...  

Denim mi ha detto: "Io ci sono" sciogliendo le mie lacrime di fronte ad un calore che fino a poco tempo fa mai più mi sarei aspettata.

Alle bimbe ho chiesto scusa spiegando loro:

"Quando una persona beve tanto e si ubriaca dice e fa delle cose che non vorrebbe e che non pensa.
Quando mamma mangia tanto è come se diventasse ubriaca di cibo e si comporta allo stesso modo.
Non lo farò più, da oggi voglio solo stare bene"

Non so esattamente cos'hanno capito, ma non importa il loro abbraccio è stato un balsamo, la mia ammissione la migliore cura.

"Ha una bella consapevolezza- mi ha detto la naturopata ieri- non ce ne sono tante di persone come lei".
Mi ha dato degli antidepressivi omeopatici, qualcosa da prendere all'occorrenza.
Li comprerò, una sorta di effetto placebo che sicuramente non guasta ma che di per sè, ora lo so, non è LA cura.

Le lacrime fluiscono liberamente, la mia diga sta finalmente andando giù.
Da domenica le spalle sono improvvisamente tornate su, mentre le gambe stanno pian piano ritrovando la loro antica leggerezza.

Questo è l'inizio del cammino.
Ci saranno, come sempre, salite, discese, pianure e anche falsi piani, ma io sono qui .... e non sono sola!


 Tengo una estrella en el cielo
que me esta mirando
si mi destino es oscuro ella me alumbrará




1 commento:

Loredana Gasparri ha detto...

No, non sei affatto sola.
E questa ricaduta ti ha reso anche più forte, perché hai visto altro e hai avuto il coraggio di prendere una decisione forte. Pulizia interiore: sì, hai perfettamente ragione.

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